
Quella della vendita di Alitalia mi sembra la solita storia di poltrone e di inefficienza dietro il paravento di un patriottismo economico ormai obsoleto.
Tutti sappiamo che Alitalia è stata gestita male (insieme a RAI ed una pletora di altre aziende più o meno sotto il controllo dello stato). Un carrozzone tenuto su per distribuire posti di lavoro agli amici dei potentati politici e dei sindacati (per equilibrio), che ha sempre macellato noi utenti con prezzi da strozzinaggio sulle tratte riservate e protette e anche sulle altre, tanto dei bilanci interessava il giusto a tutte le parti. L’ultima delle preoccupazioni è stata, nel tempo, quella di fornire un servizio accettabile, a prezzi di mercato, perseguendo il fine di realizzare una mobilità da paese moderno.
Sarà un caso, ma non sono mai riuscito a comprare un volo Alitalia. Mai trovatone uno che fosse concorrenziale rispetto agli altri di grandi operatori; ho volato con air France, KLM, Lufthansa, United, Panam, Iberia, …con Alitalia mai.
In questi giorni è un fiorire di dichiarazioni più o meno patriottiche in difesa di un pool di acquirenti italiani doc.
Non mi fido affatto, credo che il tutto serva solo a rinviare i problemi dell’azienda e continuare a far sedere nelle varie sedie dorate le dirigenze sponsorizzate dai partiti.
Preferisco peccare di esterofilia facendo il tifo per le cordate straniere. Ben vengano se porteranno, come è probabile, efficienza e controllo. Tanto anche i profitti – checché ne dicano –nessuno garantisce che non prendano la strada di altri paesi, anche nel caso la guida dell’azienda fosse al 100% di azionisti italiani.
Riflettiamo un attimo: sicuri che ci va bene un nuovo Cimoli, stessi successi, stessi stipendi, stessa buonuscita?