È la prima volta che compro il magazine del Corsera. Si inizia con tutta una parata pubblicitaria di marchi prestigiosi e soprattutto costosi. Si prosegue, in poche pagine e in articoli vari, con una ridda di nomi quali Rotschild, Antinori, Caracciolo.
A cosa possa servire una rivista del genere mi è abbastanza oscuro. Io non credo questi personaggi abbiano bisogno di spiarsi sulle pagine delle riviste. Ville esclusive e circoli riservati li mettono in condizione di frequentarsi ogni qualvolta lo desiderino, eventualmente un elicottero o un jet executive sono sempre pronti.
Evidentemente loro hanno interesse a propagandare loro stessi, i loro prodotti ed il loro mondo. Noi invece abbiamo voglia di affacciarci – sempre di più a quanto pare – in un ambiente fiabesco che ci è precluso.
Che si tratti della voglia di sfuggire alla pallida realtà dei nostri giorni ordinari? Ritengo di sì e mi preoccupa il nostro destino di persone sì qualunque ma con desideri smodati.
Vogliamo un Panerai, un 17 metri fuori tutto, scarpe inglesi, camicie su misura, il cachemire più esclusivo, le automobili prestigiose, le vacanze nei posti giusti, l’aperitivo lì, l’invito a pranzo nella villa di Castagneto o di Megeve…ma se poi non li abbiamo che succede?
Depressione, senso di fallimento, insoddisfazione ci aspettano, anche se magari siamo onesti professionisti-lavoratori, buoni genitori, brave persone insomma.
Ma dove stiamo andando a parare? Possibile debbano essere questi i nostri riferimenti?
Da anni evito di comprare marchi leader nell’abbigliamento, malsopporto le etichette sfacciate delle griffe (se posso le rimuovo). Ora comincio a guardare con fastidio gli stemmi nobiliari sulle bottiglie di vino e d’olio, gli spacci delle fattorie esclusive della maremma, i piccoli alberghi di charme annessi ai castelli e tenute, le asole fatte a mano delle giacche…è un gioco iniquo per spremere piccoli e medi borghesi con un po’ di soldi e molta prosopopea.
Vestiamoci vintage ai mercatini (mai più di 10€!)e scendiamo nei Formule 1, anche fossero ancora della famiglia Agnelli. Perlomeno avremo provato a difenderci!Ah, posso assicurarvelo, sono tutt'altro che un no global.