
Sono andato in pellegrinaggio all’Auditorium della Musica di Roma. O almeno questa era la mia propensione spirituale, non avendo chiese e santi su cui fare affidamento.
Sono “lamentoso” per cui faccio la mia parte. Non mi è piaciuto, anche se mi riservo di rivedere parte del giudizio quando riuscirò ad entrare nelle sale.
Di fuori non ci siamo. Io arrivavo a piedi dalla parte dei Parioli. Nessun momento panoramico, solo una recinzione (brutta e chiusa) ad eccezione dei varchi di accesso ai parcheggi. Nessuna indicazione per capire da che parte andare (figuriamoci di notte!).
Dopo aver chiesto ad un autoctono con barba e daga (o giù di lì) faccio il giro e mi trovo sulla facciata principale. Enorme area di parcheggio Bus. Segnaletica ancora in corso di montaggio, in alto, fuori dalla normale visuale. Bestemmio ancora per trovare la biglietteria che è nel cortile principale lato destro.
L’esterno ha un che di una stazione ferroviaria, la corte interna non ha carattere né nei materiali né nella scelta della distribuzione. Già vista, direi bruttina e neanche particolarmente moderna. Ci saranno stati problemi di budget penso-spero.
Salgo al livello delle tre sale, nei giardinetti con giochi. Nulla di che, giardino di quartiere. C’è già molta trascuratezza, pendenze che non funzionano bene per lo smaltimento delle acque, erbacce…manutenzioni in corso.
I tre edifici sono piacevoli e realizzati con una tecnica raffinata: ma non ho già visto qualcosa del genere nei disegni di Moebius anni ’80?
Direi che metà del lavoro è pietoso, da geometra di paese. L’altra metà se valorizzata sarebbe apprezzabile soprattutto se l’acustica è eccezionale come dicono. Si vedrà.
Mi fermo al bar, ottimo cioccolatino ma la signora che me l’ ha servito non sapeva nemmeno cosa voleva dire pralina e un po’ le giravano pure…(e c’erano quattro gatti!).
Nota positiva: almeno Roma è riuscita a finire un progetto firmato da un architetto di stazza “veramente” internazionale, su Firenze ho già scritto come la penso (bleah!).