15 novembre 2008

ACQUA BENE PRIMARIO – PERCHE' NON FARCI SOLDI SOPRA?


Grida di allarme si sollevano per il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 coordinato con la legge di conversione 6 agosto 2008, n. 133.
Falde della sinistra e dei nuovi movimenti lanciano grida indignate. Il PD ha votato il provvedimento e tace. La destra sta zitta, il che fa pensare a male. Non so, come al solito, a chi dar retta, visto che se ne è parlato poco anche in sede politica.
Il contenuto dell’articolo del decreto si riallaccia alla normativa europea (sarà vero?) che vuole o la gestione diretta dei comuni o l’appalto a figure private.
Il decreto non è in sé pericoloso più di tanto. Il nostro problema non sono le normative o meglio esse sono il male minore.
Fossimo altrove non mi preoccuperei. Purtroppo questo paese ha meccanismi di controllo compiacenti o inesistenti. Siamo in Italia, dove il merito non vale una cicca, la qualità del lavoro non importa a nessuno, gli appalti al privato vanno come vanno (Cai-Alitalia, Telecom, Autostrade…), dove le pene quasi non esistono, siano la galera o le sanzioni amministrative (Cirio, Parmalat, Banche varie.…). Dove ognuno fa come vuole e comunque non ne risponde o chissà quando ne risponderà.
Mi viene da ridere quando si parla di "subordinazione delle scelte all’interesse economico dell’ utenza ed ovviamente dell’efficienza del servizio". Quando si usano questi termini, e questi sono indicati nel decreto, in genere il cittadino paga, paga, paga…
La reale incognita non è tanto l’operatore privato o misto che in molti comuni già c’è – anche con molte critiche e a prezzi alti - ma la difficoltà a verificare costi e prezzi, ad applicare sanzioni, a rescindere i contratti o a risolverli con penali…
Questo è colpa nostra e dei nostri politici. Rimediare a questo limite richiede rigore e cultura.
Penso che la mia prossima casa sarà un dammuso.