27 marzo 2009

TEATRO DEL SALE - FIRENZE - SUONI EMOZIONI - MARIA CASSI


Non è discutibile la bravura della Cassi come interprete di certa sguaiata toscanità né le sue qualità canore, sicuramente apprezzabili. Né tanto meno l’esuberanza del suo carattere e delle sue mimiche, inarrivabili. A proposito, ha una lingua larga come un battistrada. Ma com’è possibile?
Quello che non digerisco è l’eccessiva volgarità abbinata a musiche e testi battistiani in un evidente svilimento delle canzoni di un autore cult a tutti gli effetti e, perché no, dei nostri ricordi adolescenziali.
Scherzare non è vietato, anzi, ma un qualche equilibrio occorre. Lo spettacolo invece uccide Battisti e celebra la Cassi ed i suoi lazzi, oltre il giusto limite. Solo a fine spettacolo un pezzo viene eseguito interamente e non storpiato da commenti e gag.
Per non dire poi di alcuni sketch già apprezzati in altre esibizioni dell’attrice, inseriti in modo approssimativo nel percorso musicale e di revival dei primi maldestri amori di una generazione.
Eppure l’occasione era buona per parlare di quei giorni, di quello che si provava, della diversità che si agognava, di un tempo in cui c’erano delle speranze e come esse fossero vane e nemmeno sempre oneste. E perché no anche di quanto fossimo ridicoli, anche noi, con quelle camicie strizzate e quei jeans a pelle e a vita bassa. Ridicoli almeno quanto i ragazzi di oggi con i pantaloni calati sotto il sedere e le piccole polo firmate.
Il pubblico però si diverte e ha, per definizione, sempre ragione.
Ossequienti alle leggi del successo dovremmo dire evviva la Cassi, evviva Vespa, evviva i reality, evviva i film di natale…evviva Berlusconi. Evviva tutti i vincenti, se ne abbiamo lo stomaco.

05 marzo 2009

CINEMA - REVOLUTIONARY ROAD - S.Mendes


Non so se il nome della strada sia stato scelto quale auspicio della frattura della piatta vita di questa bella coppia con 2 bei figli. Suppongo di sì, se no sarebbe stata una anonima Jackson Road. Comunque sia almeno uno degli elementi della coppia vuole rompere gli schemi e convince l’altro che Parigi è il luogo per un’opportunità rivitalizzante, occasione dovuta a una coppia che si percepisce ed è percepita anche dagli amici, forse con un po’ di ironia, come “speciale”.
La cosa, trattata con superficialità, ha tutta l’apparenza dell’illusione di una moglie annoiata in fase pre-depressiva.
Ovviamente il trasferimento a Parigi non avverrà e il capofamiglia, sostenuto da una importante e casuale promozione conseguita e con un terzo figlio in arrivo, recupera in lucidità e riporta l’ipotesi della futura vita familiare su un piano più razionale. Ciò sarà alla base della tragedia finale.
Il film somiglia molto a American Beauty. È poco convincente, qualcosa non funziona nella trama e nella conformazione dei personaggi, ma è ben girato ed interpretato.
Tra le molte cose sconcertanti è il Di Caprio che oscilla inspiegabilmente tra l’essere un rozzo operaio ed un sensibile intellettuale e la quasi totale assenza dei figli. Quanto spendeva la coppia in baby sitters?
Complessivamente, quindi, un film non inguardabile ma che non aggiunge molto nè al curriculum del bravissimo Mendes, né al nostro piacere di spettatori.