24 agosto 2007

ETICHETTA SU OCCHIALI, CAMICIA, MUTANDE E SCARPE – BASTAAA!!!!!!

Dovremmo essere stanchi di farci riconoscere per il numero delle etichette che ostentiamo. Anche dal punto di vista dell’economia è sbagliato. Dovrei avere uno sconto perché sono testimonial di un brand e non, come accade, pagare di più un capo perché ha un marchio importante. Vado in giro e faccio pubblicità gratis. Perché dovrei?
Il logo del produttore, quale esso sia, è poi – oltre che brutto - anche di cattivo gusto. Ricorda a chi non ha soldi che esistono privilegiati dal denaro, o presunti tali il che è ancora peggio, che possono quello che altri non possono. La discrezione è, o forse era, sinonimo di signorilità e buon gusto.
Parlo probabilmente come un noioso tradizionalista. I tempi sono cambiati e bisogna sbattere in faccia a tutti quello che valiamo. E lo facciamo (?!) con l’Audi, il Panerai, la Lacoste, le Nike … tutti uguali, giovani, muscolosi, eleganti strizzati, tatuati, occhialmuniti, depilati, abbronzati, pillole blu, red bull, coca ed altro se non basta. Questo vogliamo essere tutti.
Invece forse riusciamo a sembrare soltanto dei Corona senza soldi o dei Ricucci senza Falchi.
Ma esistono ancora le persone o solo dei modelli prestampati?

COMMERCIO – BAR – RICORDI E LAMENTAZIONI


Andare al bar era una gioia e una festa. Non si poteva andarci tutti i giorni perché la spesa era alta per i bassi stipendi di allora. Erano ambienti ovattati in cui sfogliare il giornale e prendere un caffè senza fretta, una pausa gradita e necessaria durante il lavoro o il corollario di una giornata libera. Si incontravano i notabili o gli indebitati rampanti.
Cosa ne è rimasto?
Direi 90 decibel di rumore, maleducazione e fretta, una ressa ad un banco ed una cassa per ottenere, il più delle volte, un caffè bruciacchiato di dubbia qualità (arabica, robusta, in quale proporzione, di quale provenienza?), un pezzo dolce elaborato in pasticcerie industriali che si servono unicamente di preparati, lasciato a rinsecchire per mezza giornata nell’attesa di quel pollo trafelato che sei tu.
Mangia, bevi, paga e sparisci che arriva un altro pollo.
Che fine hanno fatto il bicchiere d’acqua di cortesia, il pasticcino o il cioccolatino di accompagnamento? Perché il prezzo è quasi sempre uguale dal bar in centro (immaginate l’affitto!) e il bar alle Piagge; insomma dov’è finita la qualità del servizio e la autoregolazione dei prezzi da parte del mercato?
Ma chi ci obbliga ad andare al bar se la prestazione fa schifo?
Meglio le macchinette, chissà che qualche barista improvvisato (quasi tutti) non impari a regolare cortesia, qualità e prezzi!
O perlomeno: evitiamo di andare nel bar dietro l’ufficio o dietro casa, facciamo qualche passo in più per premiare noi stessi e il professionista più bravo, quando c’è.
Anche qui mi pongo la domanda: chi è al servizio di chi?

COMMERCIO – OREFICIERIA - UN SERVIZIO PER CHI?

Entro in una oreficeria perché ho un cinturino da cambiare. Sono a Cecina. Il titolare guarda il cinturino e mi dice che è da ordinare. Continua a guardarmi e non capisco perché. Beh, allora ordiniamolo, dico io in uno sprazzo di lucidità estiva. Lui mi guarda un po’ imbarazzato (è già qualcosa) e mi spiega – paziente - che è la settimana di ferragosto e che gli ordini si potranno fare agli inizi di settembre ed è bene io ripassi in quel periodo per ordinare il cinturino sennò lui potrebbe dimenticarsene…
Lo guardo…eppure non mi sembra un deficiente. Io, il cosiddetto cliente, non basta entri in un negozio due volte e metta mano al portafoglio. Devo andarci tre volte, ricordarmi e, soprattutto, pagare.
Questi episodi non capitano molto spesso, per fortuna, ma accadono comunque con una frequenza preoccupante.
I gestori degli esercizi commerciali sono poi bravissimi nel lamentare la concorrenza dei centri commerciali, le difficoltà dei parcheggi…ecc.ecc. Ma la qualità del servizio l’hanno tutti ben presente? O considerano quasi unicamente la quantità dei ricarichi, spesso ben oltre l’usura?
Una ennesima dimostrazione che è meglio risparmiare al massimo e rivolgersi alla grande distribuzione ogni volta che è possibile, tanto servizio ed assistenza non esistono più.
Chi è al servizio di chi?

VENDITORI FRUTTA E VERDURA LUNGOSTRADA


Ma chi sono quei matti che si fermano a comprare frutta e verdura lungo i percorsi del week-end o di vacanza? Ma lo sanno quanto costano le cose e quali sono le stagioni dei prodotti ortofrutticoli?
Quasi nessuno di questi venditori lungostrada vende i suoi prodotti e quasi nessuno lo fa a prezzi onesti. Dovrebbero chiamarsi ricettatori di frutta e verdura…o spacciatori, certamente non produttori-venditori di ortofrutta!
Ma chi li deve controllare?

FAMIGLIE – DIO E DICO


“Famiglia, un’invenzione di Dio”. “Famiglia per un ordine naturale e cristiano”. “Famiglia secondo natura”. Questi alcuni degli slogan lanciati nei mesi scorsi.
Non so se sono favorevole ai Dico e a quale forma di Dico. Ma questi, intendo i cattolici, farebbero (o perlomeno dovrebbero far) inc****** anche il più moderato dei laici ! Ma con quale faccia possono strumentalizzare la natura, pluralista – se dio vuole e anche se non vuole – per eccellenza, crogiuolo e fucina della diversità, a loro uso politico? Anche le pietre ormai sanno che in natura ogni specie è portatrice di proprie regole di accoppiamento. Omosessualità sì, plurigamia sì, monogamia assoluta o temporanea…e chissà quante altre variazioni sul tema.
Non è che anche la biodiversità per questi deve diventare dioregolarità?
Si sa, gli slogan sono slogan e servono per trascinare il popolo. Ma non sarà che ci credono anche quelli della CEI?

TONNELLATE DI CONDIZIONATORI – INQUINAMENTO E RISPARMIO – QUANTE FOLE CI RACCONTANO?



Insomma, come si fa a vendere montagne di condizionatori per le abitazioni e le auto (una persecuzione pubblicitaria) e sentire giornalmente, d’altro canto, notizie catastrofiche su inquinamento e energia? Anche quest’anno abbiamo o dovremmo avere un’estate torrida. Ma ce lo ricordiamo che negli anni 60 si dormiva sui balconi?
No, non è nostalgia. E’ la certezza che siamo sempre più inutilmente esigenti e che sarebbe tanto necessario trovare un equilibrio tra le ragioni del commercio (nettamente prevalenti) e le ragioni dell’ambiente (da sempre soccombenti).
Forse l’allarmismo sulle siccità ed il caldo nasconde semplicemente i desideri delle varie lobby pubbliche e private di far pagare di più l’acqua, senza eliminare gli sprechi, e vendere elettrodomestici inutili o quasi alla faccia del petrolio e dell’effetto serra.
Stato e politica, sì proprio loro, che ci stanno a fare se non si preoccupano di studiare dei correttivi?

08 agosto 2007

CASTAGNETO CARDUCCI - L’ACCHIAPPASTELLE

Bella sempre la manifestazione di Castagneto Carducci. Molto frequentata, bene organizzata, con spettacoli e artigiani interessanti.
Peccato che da espositore non funziono, da spettatore vado però forte.
Molta parte dell'evento è l’osservazione di comportamenti e tic delle persone quando valutano un oggetto, lo apprezzano o lo disprezzano: i maleducati senza speranza, i timidi in cerca di contatto e gli estroversi vogliosi di esibirsi…e mille altre sfaccettature.
Comunque, brava Simonetta (l’organizzatrice)!

TEATRO DI PIAZZA - TUTTA COLPA DI UN NANO - MONTESCUDAIO

Coppia di istrioni che purtroppo dimentica il pubblico. Mi sembra di essere tornato indietro nel tempo, dove lo spettatore non contava di fronte alla purezza dell’artista.
La serata, con un pubblico inadeguato (ma il pubblico può avere colpe?)ed estivo è andata malissimo. Per colpa degli spettatori ruspanti da una parte. Per colpa dell’attore dall’altra. Si sono sfottuti a lungo reciprocamente, perdendo man mano la giocosità dell’interagire per finire con buona parte degli spettatori che sono andati via, sia per lo sfottò durato troppo, sia per il testo pieno di caz**, vaf****** e pesante bestemmia finale. Si trattava di un amore rifiutato nella descrizione di un ubriaco, ma cosa dobbiamo sopportare per capirlo?
Può essere un testo per una serata estiva con camionisti, agricoltori, mamme e bambini?
Ma chi sovrintende alla programmazione degli eventi nelle piazze? Non può essere tutto commedia all’italiana, comici e belanti cantanti di paese, comunque un limite c’è tra popolare e culturale (e soprattutto tra sboccato e culturale) e per questi eventi va cercato.

CONVIVIA - BIBBONA


Sempre più squallidina la manifestazione bibbonese. La voglia di incassare prevale sempre più.
E paga il bicchiere, che è già un’idiozia perché poi mi tocca portarmelo appresso per tutta la serata manco fossi un cane s.bernardo con la fiaschetta vuota. E poi chi me lo lava quando cambio vino? Porto il detersivo per i rimasugli di cinta senese?
E paga i buoni che ti avanza sempre qualcosa che va a beneficio della pro loco o chissà chi altro, e paga le degustazioni dei vini, e paga le zuppe o gli affettatti e a che prezzi per essere in piazza e nei vicoli, e che prezzi per alimentare la pubblicità dei produttori!
C’era uno spazio, quello del vecchio teatrino, che in parte si salvava perché cercava di fare un minimo di cultura e non solo quattrini facendo esporre qualche pittore di medio talento. Ebbene i pittori sono quasi scomparsi. Quello che conta è bere, mangiare, divertirsi e chi può incassare incassi, del doman non v’è certezza!
Mordi , Bibbona, – il turista - e fuggi!